Per gustarvi davvero questo viaggio dovete perdervi tra la gente di Zanzibar. Ecco il racconto della nostra esperienza e del ricordo delle amicizie che questo viaggio ci ha regalato.
Sommario
Tra i maestri d’ascia nella bassa marea
I primi a svegliarsi la mattina sono i costruttori di dhow, la tipica imbarcazione zanzibariana, quella con la vela triangolare.

La mattina presto la bassa marea fa poggiare le barche sulle rocce e sul bagnasciuga e gli artigiani si affrettano, nel tempo che gli concede il mare, a riparare le imbarcazioni che si trovano così all’asciutto.
Nel frattempo le squadre più organizzate di operai ricominciano il loro rassicurante e ossessivo martellamento e costruiscono nuove imbarcazioni al ritmo della tradizione secolare.

I tranquilli e concentrati maestri d’ascia – se sarete discreti e sorridenti non vi manderanno via e vi permetteranno di osservare il loro lavoro – continuano a battere, armati del potere dell’esperienza e della tradizione, che prosegue senza sosta.
Le raccoglitrici d’alghe
In tarda mattinata, ecco arrivare con l’alta marea le raccoglitrici d’alghe.

Le potrete vedere nel mare, con i loro coloratissimi parei che si chiamano kanga. Camminano con l’acqua alle cosce e pescano – aiutandosi con un sacco di juta – mazzi di coralli e di alghe che vengono smossi dai fondali e che emergono grazie al moto perpetuo delle maree.

Si tratta di donne soprattutto anziane che partecipano così alle finanze familiari.
Passeggiando lungo la spiaggia noterete nel mare delle aree recintate. Sono coltivazioni del mare dove si fanno crescere rigogliose le alghe che sono l’ingrediente base di diversi cosmetici naturali.

Bambine e bambini
All’ora di pranzo si vedono i bambini rientrare a casa da scuola.

I maschietti sfrecciano con le enormi bici sulla spiaggia indurita, loro minuscoli, con le gambette finissime corrono, fanno le gare a chi arriva primo.

Le bambine invece sono a piedi, con il loro velo colorato. Camminano in gruppo. Ma tutti e tutte hanno una bellissima divisa perfettamente stirata e in ordine, a dare un senso di sacralità al rito della scuola.
Passeggiano insieme, ridono e sorridono, salutano, fiduciose e allegre, verso il curioso pallido turista che vorrebbe confondersi tra la gente di Zanzibar.
Villaggi polverosi
Altri bambini sono nascosti nei villaggi, sopra le palme da cocco a cantare e raccoglierne i frutti, oppure vocianti attorno al negoziante che sta regalando loro delle caramelle.

Potrete trovarne di tutte le altezze ed età. Potrete vederli casualmente, con un po’ di fortuna intrufolandovi autonomamente nei villaggi.
Ad esempio a Jambiani c’è un bellissimo villaggio, proprio dietro la spiaggia, oppure potete partecipare ad un’escursione organizzata che vi porta nelle scuole a cantare con loro.

Potrete portare loro dei regali. Vi consiglio soprattutto cancelleria, colori e quaderni, oppure ciabatte, magliette, canottiere e credo sia preferibile consegnarli ai genitori e alle maestre in modo che vengano distribuiti e che i bambini non si abituino ad un rapporto insano con il turista.
Le donne imprenditrici di Zanzibar
Altre donne sono imprenditrici come la nostra amica “Max Mara” che lavora nel “quadrilatero delle bancarelle della moda” a Nungwi.
Come molte altre lavoratrici turistiche parla perfettamente l’italiano e sarà felice di raccontarvi la vita del villaggio, per il puro antico piacere di entrare in relazione con voi.
Rientrati in Italia non passerà giorno senza che vi regali un buongiornissimo su WhatsApp!

A Stone Town andate a conoscere le donne del Dada&Moto Shop, una cooperativa che si occupa di rendere le ragazze economicamente indipendenti attraverso l’utilizzo delle risorse naturali e con attività produttive totalmente green.
Nel loro negozio vengono cosmetici bio di altissima qualità e altri oggetti di artigianato molto raffinati.
Beach boys
I ragazzi, soprattutto nelle ore del pomeriggio, si ritrovano per giocare a calcio nei rettangoli liberi di spiaggia oppure nelle piazze impolverale dei villaggi.

Li vedrete energici dribblare buche enormi e qualche mucca a passeggio sulla strada e centrare una porta invisibile con una noce di cocco come palla. Oppure li sentirete tifare la sera, sotto un lampione che illumina un angolo di spiaggia combattere in una partita infinita, senza tempi, regole e numero di giocatori totalmente fluido.
Per approfondire la conoscenza dei beach boys leggi il nostro Manuale di sopravvivenza.
Masai
Altra menzione meritano i Masai, tanti di loro diventeranno vostri amici. Loro adorano parlare con noi occidentali e vogliono sapere tutto.
Ma anche a noi piace sapere tutto di loro: ho scoperto che vivono in case semplici fatte di fango nel loro Parco Nazionale in Tanzania, molti clan abitano nel ‘Ngorongoro Crater, che è proprio un cratere creato da una meteorite caduta millenni fa formando un lago enorme che fornisce l’acqua ai villaggi e agli animali selvaggi.

Vi racconteranno che possono allontanarsi dalla loro riserva per non più di tre mesi, trascorso il periodo devono rientrare al villaggio per salutare i genitori.
La loro pietanza preferita è l’arrosto di impala, una specie di antilope africana, e vengono cresciuti giocando con i leoni e accarezzandogli i capelli.
Mantengono il loro vecchio nome ma vi si presenteranno con il nome italiano che si sono attribuiti e molto spesso è il nome di uno degli evangelisti.
Indossano tuniche rosse o blu, secondo il proprio gusto, sono sempre armati con un pugnale e con un bastone o una lancia, utilissima per cuocere ippopotami.

Tra i masai di Zanzibar
Prima di conoscerli, nel mio immaginario i masai erano guerrieri, entità quasi leggendarie, coraggiosi predatori di predatori.
Tutto ciò forse è ancora vero ma a Zanzibar vengono arruolati nei resort come nota di colore, bodyguard o accompagnatori di turisti, i più estremi arriveranno ad apparecchiare bancarelle di braccialini e statuette.
È comprensibile la loro curiosità verso il mondo, ce l’abbiamo tutti noi che infatti siamo qui a leggere e scrivere perché vogliamo conoscere e capire, ma non comprendo la loro voglia di assomigliarci.
La mia speranza è che il mondo smetta di correre verso l’omologazione. Non sono pronta a ridimensionare l’idea che avevo di queste figure così virili e saltellanti e forti come guerrieri! E invece loro vogliono essere come noi occidentali e vendere braccialetti mentre noi vorremmo avvicinarci al loro mondo, capaci di fare le treccine alla criniera dei leoni!
Come organizzare un viaggio a Zanzibar
Per sapere come organizzare un viaggio fai da te, consulta queste pagine e comincia da qui.