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Ciao cara amica e caro amico di BabaViaggia,

Come stai?

Considerato tutto ciò che sta succedendo sotto i nostri occhi in Afghanistan avevamo una gran voglia di scrivere questa newsletter/guida di viaggio.

Non conosciamo molto dell’Afghanistan, non ci siamo mai stati, ma questo non ci ha di certo frenato, anzi lo abbiamo visto come un altro ottimo motivo per impegnarci a capire qualcosa di più.

La pandemia ci ha obbligato a ridurre o eliminare i nostri spostamenti insegnandoci che il viaggio non è il solo modo per conoscere il territorio e la cultura di un popolo (anche se rimane il più bello, a nostro parere).


Ma ripensandoci meglio noi ci siamo andati in Afghanistan, e proprio l’anno scorso! Ci aveva portato il famoso fotografo di viaggio Steve McCurry quando siamo andati a vedere la sua mostra dal titolo “Icons”.

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Afghanistan

Chi è Steve McCurry

Steve McCurry è nato a Philadelphia nel 1950 ed è uno dei più famosi fotografi al mondo per la fotografia di guerra e la street photography.

E proprio sulla strada apprese la qualità più importante per un fotografo “Se sai aspettare le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto”.

Grazie alle sue foto possiamo fare il giro del mondo.

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Foto di Steve McCurry ad Ayutthaya, l'antica capitale della Thailandia
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La nostra idea di arte fotografica nello stesso sito della foto di McCurry, dove si trova la testa del Buddha nell'albero, nel tempio Mahathat

Icons, la mostra fotografica

La mostra Icons, che raccoglie alcuni dei più importanti foto ritratti scattati da Steve McCurry è itinerante. Noi la abbiamo vista a Cagliari, ha fatto tappa a Campobasso e in altre città e adesso sta per arrivare a Conegliano in provincia di Treviso dal 6 ottobre 2021 al 13 febbraio 2022.

Ecco alcune immagini molto curiose, volti, espressioni, rughe che raccontano il mondo.

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Steve McCurry ci aveva portato in Afghanistan

Ma è la “ragazza afgana” l’icona delle icone, il suo scatto più famoso.

Ragazza afgana è una celebre fotografia scattata da Steve McCurry nel 1984, e pubblicata sulla copertina del National Geographic nel numero di giugno 1985.


La foto ritrae l'orfana dodicenne Sharbat Gula durante la guerra in Afghanistan, quando viveva in un campo profughi in Pakistan, a Peshawar. Nacque in una famiglia pashtun e i suoi genitori vennero uccisi durante un attacco aereo. Le sue sorelle, i fratelli e la nonna si trasferirono in Pakistan nel campo profughi al confine con l’Afghanistan.

Alla ricerca dell'Afghanistan alla ricerca della ragazza afgana

Nel 2002 McCurry e il National Geographic organizzarono una spedizione per scoprire se la ragazza fosse ancora viva. Sharbat Gula fu ritrovata dopo alcuni mesi di ricerche, e McCurry poté così fotografarla nuovamente, a distanza di diciassette anni.

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La Ragazza Afgana: l'espressione del suo viso, con i suoi occhi congelati, spaventati e penetranti resero ben presto l'immagine celebre in tutto il mondo, divenendo l'icona della guerra e della situazione in Afghanistan.

Il documentario su Sharbat Gula

Come è cambiata la ragazza afgana? Se andrete alla mostra lo vedrete.

Nella proiezione Steve McCurry racconta la conoscenza con la ragazza afgana, i sentimenti di spavento e curiosità e l’origine della foto. Rimase in posa molto a lungo, non sorrideva mai e solo per pochi momenti sembrava divertita.

Il viso di Gula ritrovata è segnato da troppe rughe, molte di più di quelle che dovrebbe avere una donna di trent'anni. Le sue condizioni di vita o meglio di non vita, di non scelta e di non libertà hanno fatto sparire velocemente la freschezza dell’adolescenza. Del resto si è sposata a soli 13 anni e ha avuto quattro figli, di cui uno morto subito dopo la nascita.

Dove sarà Gula oggi, dopo il ritorno dei Talebani

Dopo la morte del marito, Gula è stata arrestata dalla polizia pakistana perché sospettata di falsificazione di un documento di identità, chissà, forse stava cercando di scappare.

È stata deportata dal Pakistan in Afghanistan, dove il governo ha promesso di prendersi cura di lei e della sua famiglia. Nel 2017 le è stata data una casa a Kabul e una piccola somma mensile per le spese quotidiane. Con la caduta del governo afgano non sappiamo se questa rendita le verrà tolta e se sarà costretta a risposarsi ad uno di quei simpaticoni dei talebani.

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SteveMcCurry

Cose curiose che non potremo mai più vedere in Afghanistan

A proposito di talebani, vediamo un po’ quali altri danni hanno combinato. Sapevate che i danni inferti ai siti nominati Patrimonio Unesco dell’Umanità sono considerati a tutti gli effetti crimini di guerra?

I mattacchioni nella loro continua isterica distruzione iconografica – per restare in tema di icone - non avendo altro da fare nel 2001, rasero a zero alcuni importanti monumenti presenti nel territorio afgano.

Primi tra tutti le statue colossali di Buddha alte circa 50 metri scavate nella roccia nella valle di Bamiyan, a circa 200 chilometri da Kabul, avevano tra i 1.500 e i 1.800 anni.

Le statue sono andate perdute per sempre, nonostante l’interessamento della comunità internazionale che ha cercato di salvarle da questa condanna. Nella Valle del Bamiyan si trova ancora il monastero scavato nella stessa roccia.

Se vuoi saperne di più sulla Mostra Icons di Steve McCurry leggi il nostro articolo sul blog, troverai altre foto.

Vuoi conoscere meglio l'Afghanistan?

Trova ispirazione nell’arte, vai a vedere la mostra Icons se ti è possibile, oppure approfondisci con film e libri, ecco alcuni esempi.


Nel mare ci sono i coccodrilli scritto da Fabio Geda. Racconta la storia di un bambino afghano e del suo viaggio fino all’Italia. E il seguito Storia di un figlio – Andata e ritorno scritto a quattro mani sempre da Fabio Geda e da quel bambino diventato adulto, a dieci anni dal primo libro. Dopo averli letti, Enaiatollah Akbari, il bambino profugo e scrittore diventerà come uno di famiglia.


Viaggio a Kandahar, un film del 2001 girato proprio in Afghanistan in gran segreto sotto il regime talebano, un film molto premiato che racconta la storia di una donna emigrata in Canada che deve tornare in Afghanistan per salvare la sorella che aveva deciso di uccidersi in occasione della prossima eclisse. Le torture, repressioni e privazioni alle quali era sottoposta – come tutte le altre donne nel regime talebano – le rendevano impossibile una vita meritevole di essere vissuta.


E sopratutto Buskashì: Viaggio dentro la guerra dove Gino Strada ci racconta la storia del popolo afgano attraverso il suo viaggio clandestino verso Kabul, a partire da quel 9 settembre 2001 con l'assassinio del leader Ahmad Shah Massud, due giorni prima dell'attentato di New York.

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P.s. Ovviamente noi e neppure Baba abbiamo ricevuto compensi e omaggi da Steve McCurry per raccontare della sua mostra.


Ci rileggiamo il prossimo mese con un’altra guida di viaggio – newsletter.

Ti abbracciamo tanto.


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